La desertificazione del territorio sanmartinese è un fatto che si è accentuato negli ultimi decenni. Lì, dove una volta c'era 'u vosche de rammetelle (lungo il corso del Saccione) e, dal lato opposto, 'u vosche de Tanasse (lungo il corso del Biferno e Cigno), oggi c'è soltanto terra coltivabile [?]. Gli oliveti crescono (ancora per poco) attorno al paese che si sta allargando a macchia di leopardo, con bellissime villette e case della nuova edilizia. La rinomata nostra cittadina dell'olio, fra non molto, l'olio, lo dovrà importare. La nostra stupenda edilizia sta divorando tutti gli oliveti (e tutta la vegetazione conseguente), forse per uniformarsi al deserto della zona del Saccione e del Biferno. Addio biodiversità, addio bios (vita)!... Se ci si affaccia p'u Giresterne, la situazione è lampante. Il colpo di grazia lo ha dato poi la zona industriale che ha deturpato tutto il Basso Molise. I politici, non soddisfatti appieno del deserto, continuano a proporre leggi sull'ammodernamento ed espansione delle strutture industriali attuali, afflitti come sono dalla creazione di nuovi posti di occupazione... Le bustarelle fanno miracoli. I contadini, molto astutamente (uniformandosi alla desertificazione) per dar modo ai mezzi agricoli di poter eseguirele loro manovre, abbattono le ultime superstiti querce secolari, fratte e tutto ciò che ha sentore di vegetazione. Finalmente... tutto libero, pulito e splendente!.. La terra fertile verrà anch'essa pulita, dilavata e ce la ritroveremo sempre più a valle. I cacciatori agevolano poi questa pulizia etnica, abbattendo gli ultimi esemplari di passeriformi (che ormai hanno soltanto la forma del passero); le macchie e i boschi, poiché estinti anch'essi, non possono dunque essere più ripopolati. I cacciatori si troveranno così (finalmente!) disoccupati; a cosa potranno mai sperare... sparare costoro?... Adesso ho capito perché non c'è più gente in campagna... la campagna non esiste più! |
Gianni Lannes a radio radicale
12 anni fa
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